martedì 21 giugno 2011

Per la prima volta lontano dalla mamma


Al Cerchio delle mamme di ieri sera abbiamo parlato di separazione dal bambino. Arriva l'estate e il tema è particolarmente attuale, perché per molte di noi si presenta la possibilità di lasciare i bimbi ai nonni, che li portano al mare.
Ma separarsi non è facile, e suscita in noi emozioni apparentemente contrastanti: tristezza, senso di vuoto al pensiero di svegliarsi la mattina ed essere a 500 km di distanza, ma anche la consapevolezza che si tratta di una scelta di amore, un passaggio che porta con sè crescita, per la mamma e per il bambino, e che separazione non vuol dire abbandono.

Però la domanda continua ad aleggiare nelle nostre teste: è proprio necessario separarsi? Davvero un bimbo di due anni sta meglio senza la sua mamma? Non è una forzatura, una convinzione alla quale ci aggrappiamo per giustificare la separazione?

Sicuramente ogni mamma vive in modo diverso questo distacco ed è giusto per ognuna seguire e assecondare i propri bisogni: se una mamma non è pronta a staccarsi, allora forse vuol dire che non è ancora giunto il momento per farlo, vale cioè la stessa regola di buon senso che adotteremmo nei confronti del bambino, se fosse lui a non essere pronto. Certo, non è facile capire o prevedere quando i tempi saranno maturi, sicuramente dipende anche dal carattere e dall'attitudine di mamma e bambino.

Personalmente, preso atto che la mia bimba ha tutti gli strumenti e le risorse per contenere la naturale malinconia che comporta la separazione dai suo genitori per un paio di settimane, per gestire la mia parte di malinconia faccio riferimento a una verità che prima o poi si manifesta a tutte noi, e cioè che il bene dei nostri figli non passa solo attraverso la mamma, ma anche attraverso l'affetto dei nonni, la qualità dell'aria lontano dalla città, il gioco libero in spiaggia e in riva al mare. Certo, se fossi chiamata a scegliere tra "tutta la vita con la mamma in città" e "tutta la vita lontano dalla mamma al mare", propenderei sicruamente per la prima soluzione, a scapito di aria pulita e temperature accettabili, ma in questo caso non parleremmo di separazione, bensì di abbandono, perché è questo che si configurerebbe agli occhi del bambino. In un film, una volta, ho sentito dire una frase che mi ha colpito molto. La mamma, che aveva cresciuto da sola i suoi figli perché il marito se ne era andato di casa, era diventata un'attrice comica di successo, e questo la portava in giro per il paese a fare spettacoli, lasciando spesso i bambini (in realtà grandicelli) a casa. Ogni volta prometteva di tornare e ogni volta, invece, disattendeva la sua promessa, prolungando il tour. Così i figli, per vendicarsi, decidono di andare a cercare il padre, perché si sentono trascurati. Quando la mamma scopre la loro "fuga" chiaramente si allarma, e al loro ritorno cerca di capire cosa è successo. Tirando le fila della situazione, a un'amica confida: "Dicono che se una mamma è felice, anche i suoi figli lo sono. Ma chiedi a qualsiasi bambino, e ti dirà che è meglio una mamma triste nella stanza accanto rispetto a una mamma felice a 1000 km di distanza". C'è sicuramente un fondo di verità in questo pensiero, ma non bisogna lasciarsi ingannare: ogni situazione, se portata al suo estremo, porta allo scoperto spigoli e angoli pericolosi. La chiave restano sempre la misura e la correttezza: non bisogna fare promesse, se poi non siamo in grado di mantenerle. Siamo tutti un po' egoisti, genitori e bambini, ma un po' di egoismo fa bene, come fa bene un po' di malinconia e anche un po' di tristezza. Un grande insegnamento che possiamo darei ai nostri figli è che le emozioni negative non sono negative di per sè, vanno rispettate e vissute, come vanno vissute pienamente quelle positive, la gioia, l'allegria, lo spirito di autonomia, la possibilità di fare nuove scoperte e allacciare amicizie con nuove persone. Insomma, la vità è fatta di tanti mattoncini, di tante emozioni diverse, e a tutte bisogna dare la giusta importanza. La separazione dal bambino porta con sè emozioni forse nuove, sia per noi mamme che per i nostri figli, ma se impariamo a considerarle come uno dei tanti mattoncini che compongolo la vita, allora ci sarà più facile affrontarle e lasciare che anche i nostri piccoli le affrontino, fidandoci di loro e della loro capacità di attraversare questo ponte che è la separazione (per un po') dalla mamma.